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Il senso del dolore. L'inverno del commissario Ricciardi - Maurizio De Giovanni Dolore. In questo libro ce n'è davvero tanto!Il Commissario Ricciardi è il dolore personificato, se vogliamo. Un dolore ancestrale e sordo che è anche il suo marchio e segno distintivo. Non sarebbe stato un personaggio altrettanto meritevole e ben costruito, senza di esso, davvero!Ho amato profondamente quest'uomo: al di là del dolore, la sofferenza, la solitudine, l'incomprensione da parte degli altri - che hanno addirittura timore di lui - è un uomo di grandi principi morali e di forza. Disinteressato alle lotte politiche per avanzare di grado a differenza del suo superiore, vede il suo trovare gli assassini un po' come una missione; alla fine poi mi ha colpito enormemente in positivo: non può accettare di mandare in galera un innocente, ma capisce anche che non tutto è bianco o nero.. :') (Non voglio far spoiler, io però mi sono quasi commossa!)Ho adorato le scene in cui descrive il suo appuntamento quotidiano.. E come esso sia visto anche dalla controparte.. Di una dolcezza incredibile!Un po' io speravo alla fine in un'evoluzione del personaggio, ma poi razionalmente ho pensato che l'autore ha scritto altri romanzi dedicati a Ricciardi (ma quanto mi piacciono i sottotitoli che ci riportano ad un determinato periodo temporale!!) e poi anche che, come detto prima, il personaggio è meritevole e fantastico proprio per alcune caratteristiche.. Tolte queste, cosa rimarrebbe?Un altro personaggio particolarmente positivo è Maione, il brigadiere che si affeziona a Ricciardi e lo segue in ogni indagine; è una persona che non si può far altro che definire "Buona"; capisce il commissario -per quanto possibile con una personalità così complessa - ed è pronto a seguirlo, ad affidarsi a lui. Mi ha anche strappato qualche sorriso, a volte! ^^Anche lui, come Ricciardi, è mosso da un profondo senso di giustizia; mi ha colpito questa sua uscita:E poi a me della gratifica non me ne fotte proprio: non sono abituati, i figli miei, a tenere troppi soldi. Vengono maleducati, i guaglioni con troppi soldi. Dai, come non provare simpatia!!La scrittura mi è piaciuta molto: scorrevole, senza troppe sbavature ma al contempo anche poetica.. A volte sa essere anche piuttosto dolorosa, senza perdono. Ti fa venire voglia di andare avanti, avanti e ancora avanti. Unite a questo il fatto che il romanzo è parecchio breve e finirete il libro in un pomeriggio!Mi è piaciuta anche l'ambientazione: Napoli del 1931. Sto studiando a Napoli per la specialistica e pian piano inizio anche a scoprire la città e ad apprezzarla.. Molti dei luoghi descritti mi sono parecchio familiari e seguire e capire l'ambientazione di un libro non può che fartelo apprezzare ancora di più! ^^Veniamo quindi alla nota dolente del libro, che mi ha impedito di assegnare al libro 5 stelline piene: il giallo vero e proprio. Che diciamocelo, lascia un po' a desiderare!! :D Le indagini sono deboli, la scoperta del colpevole ancor di più, così come il colpo di scena finale. Insomma, c'è tanto spazio per i sentimenti, la tragedia, il dolore, il personaggio di Ricciardi.. Ma il giallo è davvero poco presente! Se si affronta il libro consapevoli che tutto ciò che fa da contorno alla vicenda è il vero protagonista della storia (come avviene per i romanzi della George: l'autrice parte dall'omicidio per poi portare i suoi lettori nei meravigliosi universi umani che crea) sicuramente si può godere di più! A me ha un po' destabilizzato la cosa, ma ora che lo so, partirò preparata nei romanzi successivi!Un'altra cosa che mi ha lasciato un po' nì è il fatto che sin da ragazzo il commissario Ricciardi può vedere i morti, che pronunciano le "ultime parole". All'inizio la cosa, non solo mi ha confuso enormemente (le prime due/tre pagine vi lasceranno incerti e dubbiosi, ma non fatevi spaventare!) ma anche enormemente infastidito. Cioè, che senso ha inserire elementi paranormali in un romanzo simile? Mi ha subito perso di credibilità e di godibilità.. Poi però un po' ho apprezzato la cosa, sempre per la costruzione del personaggio del commissario.. Insomma, non è un elemento che stona troppo, in prospettiva!!«Il mio ruolo è scoprire un assassino. Il vostro, signore, in questa circostanza, è favorire il mio operato. Un diverso atteggiamento costituirebbe un reato, e verrebbe perseguito. Regolatevi». «Mmh… chiedimi che cosa mi piace di questa città, e io ti dirò: la sfogliatella! Non il mare, non il sole; la sfogliatella».Uno sbirro intelligente e onesto: cosa rara e pericolosa.

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