Born to be Bookahoilc :D

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L'evoluzione di Calpurnia - Jacqueline Kelly, Luisa Agnese Dalla Fontana Appena uscito, il libro mi ha attirato per il nome "Calpurnia", perché ho subito pensato alla Calpurnia de "Il buio oltre la siepe", Harper Lee. Per un breve momento dentro di me la vocina idiota ha detto: "Nooo! Una sottospecie di spin-off con la tostissima e in gambissima Calpurnia!". Non era ovviamente così, quindi ho rimandato di un bel po' questa lettura.. Ritrovandomi così ad avere ben due sono-tosta-Calburnia, per la mia grande gioia!E' un libro per ragazzi, ma non fatevelo scappare!! Mi ha davvero sorpreso e deliziato! Credo di aver letto pochi libri per ragazzi che comunichino un profondo amore per i libri, per la cultura, per tutto ciò che incuriosisce e ci spinge a indagare.. :))Siamo nel Texas di fine XIX secolo: ci sono gli schiavi, le piantagioni di cotone, il primo telefono.. Calpurnia, unica figlia femmina di una famiglia benestante, proprio non ne vuole sapere di essere la signorina a modo (che cucina, si occupa della casa e suona il piano) che la madre desidera: lei -presa sotto l'ala protettrice del nonno- scopre le bellezze e i segreti che la natura le offrono, diventando una naturalista in erba.La storia è graziosissima, Calpurnia, oltre ad essere una atipica ragazza del suo tempo, è intelligente, sagace, sveglia e soprattutto simpatica. Una bambina che va amata senza troppi perché, diciamocelo!!Attorno a Calpurnia, la Kelly è riuscita a creare un ambiente confortevole e "caldo": spessissimo ho provato invidia per Calpurnia, mi sarebbe piaciuto essere al suo posto! La sua famiglia e la sua casa mi lanciavano continuamente il messaggio: "Vieni da noi! Si sta bene qui!". I suoi fratelli poi sono di una tenerezza.. :')Il tutto è condito da una leggera ironia e da una scrittura fresca e appassionante :)Lo aprite, lo iniziate e senza che ve ne accorgiate, lo avrete già finito!Un giorno avrei posseduto tutti i libri del mondo, scaffali e scaffali pieni. Avrei vissuto in una torre di libri. Avrei letto tutto il giorno mangiando pesche. E se qualche giovane cavaliere con l’armatura avesse osato passare sul suo bianco destriero e mi avesse implorato di calargli la treccia, lo avrei bersagliato di noccioli di pesca finché non se ne fosse andato a casa.Ah. Letto, libro, micino, panino. Non serve altro nella vita, davvero.«Posso andare?» «Sì, puoi andare. Non fare tardi per la cena». Mentre Mamma accendeva le lampade del salotto, spinsi via la mia opera e corsi fuori. Non c’era più molta luce. Troppo tardi per raccogliere esemplari diurni. Fantastico. Vedevo i titoli sul giornale: Giovane Scienziata Ostacolata di Continuo da Stupidi Progetti di Cucito. Incommensurabile Perdita per la Società. Intera Comunità Scientifica in Lutto.Disse: «La lezione per oggi è questa: meglio viaggiare con la speranza in cuore che arrivare in salvo. Lo capisci?» «No, signore». «Significa che dovremmo festeggiare il fallimento di oggi, perché è un chiaro segno che il nostro viaggio di scoperta non è ancora finito. Il giorno in cui l’esperimento ha successo è il giorno in cui l’esperimento finisce. E io trovo inevitabile che la tristezza di aver finito superi la gioia di essere riusciti».Un tempo possedeva un vecchio corvo, che si chiamava Edgar Allan CrowAllora, svenire. È un argomento su cui mi sono sempre posta delle domande. Le eroine nei libri sembravano svenire di continuo, adagiandosi con grazia su un comodo divano imbottito o tra le braccia di qualche corteggiatore preoccupato, giunto al momento giusto. Queste eroine erano sempre alte e snelle e riuscivano ad atterrare in pose graziose e per farle rinvenire bastava passar loro un ornato flacone di sali sotto il naso. Io, invece, a quanto pare caddi come un bue quando lo abbatti, e fui fortunata ad atterrare sull’erba, evitando di spaccarmi la testa in due. A farmi rinvenire non fu l’odore dei sali ma mezzo secchio d’acqua fredda sulla faccia.«Hai preso un premio» disse. «Com’è andata?» «Come credi che sia andata?» risposi di malumore. «Tutti ciechi i giudici?» «Ah ah». «Indovinato» disse. «Solo tre iscrizioni». «Già». «Uhm.J.B. mi interrogava. «Callie, quanto manca a Natale?» «Guarda, J.B.» Alzavo la mano. «Vedi le mie dita?» «Sì». «Bene, questo dito è per oggi, questo per domani e questo per il giorno dopo ancora, che sarà Natale. Lo vedi?» «Sì». «Hai capito, adesso?» «Sì». «Bene». «Callie, però quanto manca a Natale?»

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